Il portale cileno Reflexión y Liberación, lo stesso che a giugno pubblicò la trascrizione di un incontro privato del Papa con i vertici dei religiosi dell’America Latina con il famoso riferimento alla “lobby gay” in Vaticano attribuito allo stesso Papa Francesco, si chiede adesso se proprio il Brasile sarà lo scenario della riconciliazione di Roma con la Teologia della Liberazione. E proprio ad un gesuita come Bergoglio, José Aldunate, affida il compito di sottolineare la “congiuntura favorevole”, il momento più che mai opportuno per un passo formale e simbolico in questa direzione. Aldunate, convinto a sua volta che la Teologia della Liberazione rappresenti una traduzione legittima del Concilio Vaticano II in America Latina, sottolinea le recenti affermazioni del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il tedesco Gerhard Ludwig Müller che annovera questa corrente “tra le più significative di questo secolo”. A fronte di questa apertura – osserva il teologo cileno – c’è una Teologia della Liberazione che ha percorso un cammino, ha maturato posizioni più inequivocabilmente ecclesiali e a sua volta, “come ogni riflessione teologica attenta ai segni dei tempi è disposta a rinnovarsi”.
Una posizione, quella rilanciata da Reflexión y Liberación nelle giornate brasiliane di Papa Francisco, che si affianca all’opinione di Alberto Libânio Christo, più noto come Frei Betto. Commentando il viaggio papale con l’agenzia cubana Inter Press Service il teologo brasiliano invita a non parlare della Teologia della Liberazione al passato ma di osservarla nel suo presente ben incarnato all’interno del cattolicesimo e rimanda ad un appuntamento di cui – a suo giudizio – si dovrebbe prendere nota: il congresso continentale dei teologi della liberazione del prossimo novembre a Brasilia.